L'apparato telefotografico (# 1; # 19) è uno strumento capace di ingrandire e ritrarre oggetti e soggetti a notevole distanza, esso rientra nella famiglia delle macchine da presa con teleobiettivo (# 14), ossia un obiettivo la cui lunghezza focale è superiore a 80mm.
Il suo principio di funzionamento si risolve in un sistema di lenti (# 16) che variando la loro posizione reciproca (# 5) accrescono l'immagine dalle dimensioni visibili ad occhio nudo sino a quelle consentite dall'obiettivo, a scapito però, di una ridotta luminosità, fenomeno dell'ottica che può essere ridimensionato riducendo la profondità di campo; infatti nel film Barry London di Stanley Kubrick (# Stanley...), venne usato un teleobiettivo molto luminoso per la sua tipologia e perciò con una corta profondità di campo, che non consentiva agli attori di muoversi, poiché le figure sarebbero risultate fuori fuoco. Un ulteriore curiosità: in alcune scene del famoso film Rear Window (1954) di Alfred Hitchcock, il protagonista utilizza la sua macchina fotografica con teleobiettivo per spiare i suoi vicini di casa (# 12), inoltre tale strumento è il primattore di molti fumetti (# 21). Esiste una leggenda in virtù della quale gli oggetti e le persone risultano molto più vicini del reale per via di una magia e non di un teleobiettivo o di un fenomeno fisico, si tratta del mito della Fata Morgana (# 7), i cui poteri soprannaturali si manifestano spesso nello Stretto di Messina.
Le lenti, componente cardine di un teleobiettivo, e dalla cui bontà di fattura dipende la qualità dell'immagine, sono realizzate generalmente con due tipologie di vetro il crown glass al boro ed il flint glass al silicato di Piombo (# 26); le origini di tale materiale (# 8), versatile e di ampie applicazioni, sono da ricercarsi nella Mesopotamia intorno al 3° millennio a.C., per evolversi successivamente in Egitto, civiltà da cui ho identificato il simbolo dello strumento, l'Occhio di Ra, (# 6), ed ancora nell'Antica Roma, in Siria, Europa e in tutto il globo.
Nonostante il vetro fosse noto da millenni, l'invenzione della prima macchina fotografica, la Daguerreotype, è attestata nel 1839; circa quarant'anni dopo, nel 1880 Francesco Negri inventò e Francensco Koristka costruì il primo teleobiettivo, che assunse il nome di Negri-Koristka, unendo un cannocchiale ed un macchina da presa fotografica (# 9).
Nel 1895, su commissione dell'IGM, il Professore Giorgio Roster, in collaborazione con l'Ingegnere Geografo Mariani, progettarono l’apparato telefotografico Roster-Mariani (# 3; # 15; # 22 ) che era equipaggiato con il teleobiettivo Roster (# Il prog...) costruito dall'Ottica Granchi di Firenze (# 11). Roster era un uomo poliedrico, scrisse diverse pubblicazioni sulla fotografia, sul Bullettino della società fotografica italiana (# 10) e la sua influenza nella letteratura è rilevante (# 24), inoltre egli diede vita ad una cospicua raccolta di telefotografie (# Camp... ; # Roma...), tra cui talune raffiguranti le cupole del Vaticano, ritratte anche su dei francobolli (# 18).
L'Istituto Geografico Militare (# 20) diede l'incarico della costruzione di tale apparato poiché era necessaria necessaria una strumentazione capace di fotografare dei bersagli tattici distanti e di ritrarre in modo accurato la morfologia del suolo al fine di disegnare una carta topografica del territorio di interesse (# 4). Durante la Grande Guerra l'Esercito Italiano adoperò dei teleobiettivi più moderni per i medesimi scopi (# La Gran...), e contestualmente vennero pubblicizzate delle macchine fotografiche compatte (# 13); pubblicità divulgata anche negli anni precedenti dall'azienda J. H. Dallmeyer Ltd che brevettò e costruì diversi modelli di obiettivi fotografici, tra cui dei teleobiettivi (# 17).
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